Sesostri re di Egitto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1709

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Stanze di Nitocri.
 
 AMASI e SESOSTRI da diverse parti. Guardie
 
 AMASI
 Guardie, a me la regina.
 SESOSTRI
 Al tuo cenno real...
 AMASI
                                     Vieni, mio figlio;
510e di un popol fellon, di un’empia donna
 vieni a confonder l’ire e le speranze.
 SESOSTRI
 Che fia, signor?
 AMASI
                                Vivo si crede ancora
 il nemico Sesostri. Il falso grido
 mette in armi e in furor Menfi e Nitocri.
 SESOSTRI
515Sostenerlo chi può, se Osiri il niega?
 AMASI
 Non basta, o figlio. A te conviene, a fronte
 de la donna feroce,
 vantar la tua vittoria.
 SESOSTRI
                                         Io la regina...
 AMASI
 Sì, vederla tu dei, tu farla certa
520che Sesostri morì. Dille ch’ei cadde
 da te trafitto; e fa’ che di quel ferro
 le baleni sugli occhi un fatal lampo.
 SESOSTRI
 D’una misera madre
 perché insultar con tal fierezza al pianto?
 AMASI
525Quel pianto farà fede
 del sangue di Sesostri;
 e ’l popolo fellon deporrà l’armi,
 quando manchi ’l pretesto.
 SESOSTRI
 O dio! Con men di orrore
530incontrerò quell’armi
 che di un labbro materno
 ai rimproveri espormi e a le querele.
 AMASI
 Che? Non temesti il figlio
 e paventi la madre?
 SESOSTRI
535Ma...
 AMASI
             Non più. Così voglio. Invan resisti.
 Ecco Nitocri. Un gran piacer ti chiedo
 nel suo nuovo dolor. Qui, me presente,
 quanto imposi dirai.
 SESOSTRI
                                         (Sorte inclemente!)
 
 SCENA II
 
 NITOCRI con guardie e li suddetti
 
 NITOCRI
 Eccomi. Ov’è l’iniquo
540che si vanta uccisor del mio Sesostri?
 Che fa? Che attende? A che mel celi? Venga.
 Venga.
 AMASI
                Verrà, Nitocri,
 e più presto il vedrai di quel che brami.
 NITOCRI
 Lo vedrò ma con guardo
545che sgomenti l’autore e l’impostura;
 né tu, barbaro, avrai l’empio diletto
 de le lagrime mie.
 SESOSTRI
                                    (Ciel! Che far deggio?)
 AMASI
 Non tant’orgoglio, o donna; e se in te parla
 ancor qualche speranza,
550sappi ch’ella è bugiarda o almen l’estrema.
 NITOCRI
 Sì, ma nol veggo ancor.
 AMASI
                                             Vedilo e trema.
 NITOCRI
 Che? Questi è desso?
 SESOSTRI
                                          (Alma resisti).
 NITOCRI
                                                                       (E quale
 mi si desta nel sen nuovo tumulto?
 Tutto il sangue mi scorre
555per le vene agitato).
 Su, parla e tutta esponi
 la colpa tua, tutta la mia sciagura.
 SESOSTRI
 Regina... (Ah!... Non ho core).
 NITOCRI
 Siegui. Tu reo sei del mio figlio ucciso?
560Tu lo svenasti? Impallidisci? Taci?
 In quel silenzio, in quel pallor ravviso,
 barbaro, la tua frode.
 AMASI
                                         Olà, che tardi? (A Sesostri)
 Togli a costei la sua fierezza; e affretta
 la tua gloria, il suo duol, la mia vendetta.
 SESOSTRI
565(Forza crudel!) Regina,
 chiedi, più che al mio labbro,
 il destin di Sesostri a questa spada. (Le porge la sua spada)
 NITOCRI
 Che veggio? Ahi spada! Ahi vista!
 Morto è Sesostri. Il mio Sesostri è morto.
570Era suo questo brando. E sarà vero
 che tu l’assassinasti?
 SESOSTRI
                                         In man tu stringi
 il certo testimon del suo destino.
 (Ahi! M’intendesse almeno).
 NITOCRI
                                                       È questa, o cieli,
 la mia speranza?
 AMASI
                                  In quel suo duolo io godo.
 SESOSTRI
575(Barbaro cor!)
 NITOCRI
                              Fia questo il mio conforto?
 Morto è Sesostri. Il mio Sesostri è morto.
 AMASI
 E ben, donna, tu piangi?
 Così confondi l’impostor? Così
 ti rendono i tuoi dei, que’ dei, superba,
580da te sì mal pregati, il tuo Sesostri?
 NITOCRI
 Trionfa, empio, trionfa
 di una misera madre, ah! non più madre.
 Godi del pianto mio. Se non ti basta,
 godi ancor del mio sangue.
585Pur se cerchi il mio core e se il mio nodo,
 per ultimo tuo vanto,
 vedi, te n’offro il prezzo.
 Fa’ che vittima cada a l’odio mio
 quel carnefice infame e tua son io.
 SESOSTRI
590(Sventurata!)
 AMASI
                            Eh! Nitocri,
 sai qual ei sia?
 NITOCRI
                              So ch’ei Sesostri uccise.
 AMASI
 E qual gli empia le vene
 sangue regal?
 NITOCRI
                            So qual ne sparse il crudo.
 AMASI
 Sappilo e di’ s’è giusto
595che con empio consiglio,
 per vendicare il tuo, sveni il mio figlio.
 NITOCRI
 Tuo figlio?
 AMASI
                       Sì, il mio Osiri. In questo nome
 riconosci il tuo prence e ’l tuo nemico.
 Ed in me, tuo regnante,
600temi il tiranno e non sperar l’amante.
 
    Da que’ rai che un tempo amai,
 più non esce o fiamma o dardo
 che mi accenda o che m’impiaghi.
 
    Il lor pianto solo ha vanto
605di far sì che a l’odio mio
 sieno cari e sembrin vaghi.
 
 SCENA III
 
 NITOCRI e SESOSTRI
 
 SESOSTRI
 A sì funesto oggetto
 mi tolgo anch’io.
 NITOCRI
                                 Ferma, crudel. Di’ almeno
 il dove, il come, il quando
610del tuo iniquo trofeo.
 SESOSTRI
                                         Basti. Assai dissi.
 Piango i tuoi mali... Essi avran fine... e tosto.
 La mia vista or t’irrita... Io parto.... Addio.
 NITOCRI
 Barbaro, non partir. Prendi; e ’l tuo braccio (Gli getta la spada a’ piedi)
 unisca al figlio anche la madre. Il meno
615resta a compir. Vibra. Ferisci. Uccidi.
 Ecco il seno. Ecco il core.
 Tu sospiri, o crudel? Tu mi compiangi?
 Madre son di Sesostri e tu l’hai morto.
 SESOSTRI
 (Più non resisto). Ognun ritragga il passo.
620Solo con la regina
 mi si lasci un momento.
 Partite. (Partono le guardie) Ormai ravvisa,
 regina...
 
 SCENA IV
 
 FANETE e li suddetti
 
 FANETE
                   Il regal padre
 chiede di te; né ammette indugi il cenno.
625Andiam.
 SESOSTRI
                    Lascia per poco...
 FANETE
 Non dipende da me quanto mi chiedi.
 Forza è ubbidir.
 NITOCRI
                                 Tu ancor, Fanete, insulti
 al mio dolor?
 FANETE
                           Perdona,
 servo al dover. Regio è ’l comando. Andiamo.
630(La tua pietade era comun periglio). (A Sesostri)
 SESOSTRI
 Regina, addio.
 NITOCRI
                              Va’ e temi
 col rimembrar che mi uccidesti un figlio.
 SESOSTRI
 
    Renderti ancor vorrei
 quel figlio che tu piangi;
635ma vana è la pietà.
 
    Si oppone a’ voti miei
 barbara tirannia
 e senza colpa mia
 son reo di crudeltà.
 
 SCENA V
 
 NITOCRI e poi ARTENICE
 
 NITOCRI
640Nitocri, eccoti sola.
 In libertà son le tue furie e sieno
 degne di te.
 ARTENICE
                         Regina,
 piega il giorno a l’occaso.
 Mi vuol Amasi sposa.
 NITOCRI
645Tu sposa del tiranno?
 ARTENICE
 Pria di morte sarò. Consiglio. Aita.
 NITOCRI
 Artenice, l’avrai. Nitocri imita.
 ARTENICE
 Che far degg’io?
 NITOCRI
                                 Seguirmi
 ove l’ira mi guida.
650Assalire un iniquo
 e, s’ei fugge al mio braccio, il tuo l’uccida.
 ARTENICE
 Qual fia?
 NITOCRI
                    Quel per cui cadde
 in Sesostri il tuo sposo, il figlio mio.
 ARTENICE
 Morì ’l prence?
 NITOCRI
                               Morì. L’ombra reale
655egualmente ci chiama a vendicarla.
 ARTENICE
 Sì, pronto ho ’l braccio e generoso il core.
 Dimmi ’l crudel. Voglio ch’estinto il miri
 da’ miei colpi trafitto.
 NITOCRI
                                           Egli fu Osiri.
 ARTENICE
 Osiri?
 NITOCRI
               Sì, d’Amasi ’l figlio.
 ARTENICE
                                                     (O dei!)
660Qual nome?
 NITOCRI
                          Il tuo gran core
 sì mal comincia? Onde il tremor del passo?
 Onde il pallor del volto?
 ARTENICE
 Contro il petto di Osiri
 noi volger l’armi?
 NITOCRI
                                   E vendicar Sesostri.
665Ma intendo. Chi esser dee sposa del padre
 perdona al figlio. Io te da l’ire assolvo.
 Sol de le mie ti chiedo
 la libertà e l’arcano.
 Perirà l’empio; e prima
670che il dì giunga a la sera,
 basta sola Nitocri a far ch’ei pera.
 
    Sono furia, son moglie, son madre,
 son nemica di un figlio e d’un padre;
 
    e de l’alta mia giusta vendetta
675sol da un colpo la gloria si aspetta.
 
 SCENA VI
 
 ARTENICE
 Non è più tempo, o affetti,
 di languir oziosi e irresoluti.
 Amor sia, sia ragion, salvisi Osiri.
 E poi la mia virtude
680risolverà ciò che io gli debbo. È vero,
 Sesostri egli svenò. D’Amasi è figlio;
 ma ciò ch’or più mi tocca è ’l suo periglio.
 
    Vo’ dar vita a chi è ’l mio bene
 e poi forse io l’odierò.
 
685   Ma se il cor non potrà odiarlo,
 penerò per non amarlo
 o in amarlo il tacerò.
 
 SCENA VII
 
 Corridore negli appartamenti di Artenice.
 
 FANETE ed ORGONTE
 
 FANETE
 Lo stranier non trovasti?
 ORGONTE
 Dopo brieve ristoro in Menfi ei venne;
690e vicino a la reggia or ora il vidi.
 FANETE
 Perduti siamo, ove il tiranno ei vegga.
 ORGONTE
 Non lo vedrà. L’ingresso
 per mio cenno si vieta ad ogni passo
 da’ più folti custodi; e ciò che sembra
695miglior difesa, è mia maggior cautela.
 FANETE
 Non basta, Orgonte. (Egli è Canopo). Il colpo,
 che a la speme comun da noi si deve,
 certo non è, s’ei vive.
 Vanne. Facile e pronto offri l’aspetto
700d’Amasi a lui. Ti seguirà. Tu ’l guida
 ne’ reali giardini e là si uccida.
 ORGONTE
 A le nostre speranze il cielo arrida.
 
    Alor che più freme
 nel mar la procella,
705più bella e più vera
 si spera la calma.
 
    E quando più teme,
 rinasce maggiore
 di un core la speme,
710la pace d’un’alma.
 
 SCENA VIII
 
 FANETE ed AMASI
 
 FANETE
 Amasi viene.
 AMASI
                           Ancor rubella è Menfi?
 FANETE
 Freme ancor.
 AMASI
                            Si punisca; e chi la fronte
 osa sottrar del nostro impero al giogo,
 offra il collo a la scure, a’ ceppi il piede.
 FANETE
715È giusta l’ira. È facile il gastigo.
 AMASI
 Men fiera e men superba
 vedrò Artenice?
 FANETE
                                Il cenno tuo m’è legge.
 AMASI
 D’Artenice parlai, per lei rispondi.
 FANETE
 È vassalla col padre a te la figlia.
 AMASI
720E vassalla ubbidisca.
 FANETE
 Ubbidirà. (S’ inganni e si deluda).
 E pria che cada il dì, qual tu imponesti,
 l’avrà regina e sposa il letto e ’l trono.
 AMASI
 Vedi la mia bontade. A lei perdono
725le sue prime ripulse. A me qui venga.
 Voglio udir dal suo labbro
 qual per mia gioia in lei favelli amore.
 FANETE
 (Quel labbro udrai ma non vedrai quel core).
 
 SCENA IX
 
 ARTENICE e li suddetti
 
 AMASI
 Bella, quale a me riedi? È spenta ormai
730de l’odio tuo la fiamma?
 FANETE
 È spenta.
 AMASI
                     Ella risponda.
 ARTENICE
 (Cieli!) Sul labbro mio più non la vedi.
 FANETE
 E più non la vedrai.
 ARTENICE
                                       (Ma l’ho nel seno).
 AMASI
 Vanne, Fanete. In libertà qui meco
735ella rimanga.
 ARTENICE
                           (A lusingar l’iniquo).
 FANETE
 Figlia, rimanti. Pensa
 che tu sposa e regina oggi sarai.
 Così prometto. Il tuo dover tu sai.
 
    Co’ lampi di un diadema
740amor la face accenda
 e a te ne infiammi ’l cor.
 
    Poi con fatal vicenda
 di quel suo ciglio a’ lampi,
 perché tu più ne avvampi,
745la face accenda amor.
 
 SCENA X
 
 AMASI ed ARTENICE
 
 AMASI
 Poss’io sperar che, estinto
 già l’odio in te, pudico amor ti accenda?
 ARTENICE
 (Dal suo amor la sua tema or mi difenda).
 Alma ingombra dal duolo
750non ben risponde a chi d’amor le parla.
 AMASI
 Qual duol?
 ARTENICE
                       Quel de’ tuoi rischi.
 Evvi chi tenta, o sire, evvi chi giura
 nel real sangue una mortal vendetta.
 AMASI
 S’insidia il viver mio?
 ARTENICE
                                           D’altri è ’l periglio.
 AMASI
755E qual capo si vuol?
 ARTENICE
                                       Quel di tuo figlio.
 AMASI
 Palesa il reo.
 ARTENICE
                          Basti il saper la colpa.
 AMASI
 Come?
 ARTENICE
                 Posso tradir l’idea del fallo;
 ma tradir non degg’io del reo la vita.
 AMASI
 Che? Impunito andrà l’empio?
 ARTENICE
760Cerca, cerca del prence
 la salvezza per or, non l’altrui pena.
 AMASI
 Vedi che rea col reo ti fa il tacere.
 ARTENICE
 Mi assolve la mia gloria. In pari grado
 deggio fede a l’amor, fede a l’arcano.
 AMASI
765Non più. Palesa il reo.
 ARTENICE
                                           Mel chiedi invano.
 AMASI
 Tel chiederà la forza.
 ARTENICE
                                         Ad Artenice?
 Mal mi conosci e mal mi tenti. Amore
 mi fe’ parlar. Mi fa tacer virtute.
 Di Osiri a la salute
770cauto veglia. Ei si guardi. Abbia custodi.
 Senza far me infedele e te tiranno,
 di più cercar, di più scoprir non lice.
 AMASI
 Almen...
 ARTENICE
                   Quanto potea disse Artenice.
 
    Per saper s’io provo amore,
775al mio core
 tu ’l dimanda; ei tel dirà.
 
    E se al cor non credi tanto,
 vedi quanto e qual ei sia
 ne la mia fedel pietà.
 
 SCENA XI
 
 AMASI
 
 AMASI
780A che più cerco il reo? Già l’ho in Nitocri.
 Madre e moglie si tema. Ardete intanto,
 amorose mie fiamme, or che sul labbro
 di Artenice la bella
 con voci troppo chiare amor favella.
 
785   Speranze fortunate,
 voi fate il mio contento,
 voi siete il mio piacer.
 
    Quest’alma voi beate
 e pria del godimento
790io sento il mio goder.
 
 SCENA XII
 
 Parco ne’ giardini reali.
 
 SESOSTRI e poi NITOCRI
 
 SESOSTRI
 Solitudini amene, a me gradite,
 qui per pochi momenti
 lusingate pietose i miei tormenti. (Si pone a sedere)
 
    Alora che tu riedi al nido amato,
795contenta almen ti vedi, o rondinella.
 
    A me nel patrio regno è avverso il fato;
 e piena ancor di sdegno è la mia stella.
 
 NITOCRI
 Qui ’l traditor. Ma trema il braccio. Ardire. (Snuda il pugnale)
 SESOSTRI
 Sorte troppo infedele!
 NITOCRI
800Si uccida. (Va per ferir Sesostri) Osiri, a te.
 
 SCENA XIII
 
 AMASI con guardie e li suddetti e poi FANETE
 
 AMASI
                                                                                 Lascia, o crudele. (La ferma e le toglie il pugnale)
 NITOCRI
 Stelle nemiche!
 SESOSTRI
                                O dei, che veggio?
 AMASI
                                                                   Indegna.
 Qual demone o qual furia a la tua destra,
 al tuo core insegnò colpa sì acerba?
 SESOSTRI
 (Ahi, qual mano mi assale! Ahi, qual mi serba!)
 NITOCRI
805Non è demone o furia ira di madre.
 Un colpo io scelsi, onde sapesti, o crudo,
 qual ben si pianga e mal si perda un figlio.
 FANETE
 (Che fia!) Signor, qual ferro?
 AMASI
 Senza di me, con questo,
810per mano di colei cadeva Osiri.
 FANETE
 Numi! Che ascolto?
 NITOCRI
                                       E ben cadea l’infame.
 AMASI
 Ten vanti ancor? Custodi,
 si tragga a la sua pena; e tu l’imponi. (A Sesostri)
 SESOSTRI
 (Barbara legge!)
 NITOCRI
                                 A me l’imponi. Parla.
815Poiché mancò il mio colpo, io son più forte.
 AMASI
 Il vedrem. Tu morrai.
 NITOCRI
 Minacciami la vita e non la morte.
 SESOSTRI
 (Mi langue il cor).
 NITOCRI
                                    Voi sì temer dovete.
 Tu d’Aprio traditor, tu di Sesostri.
820Paventa in me la moglie, in me la madre.
 La nemica di entrambi in me scorgete;
 e da ciò ch’io tentai,
 ciò che tentar io posso, empi, temete. (Parte tra le guardie)
 
 SCENA XIV
 
 AMASI, SESOSTRI e FANETE
 
 AMASI
 L’empia si uccida.
 SESOSTRI
                                    Ah! No, signor. La rea
825a la madre si doni.
 AMASI
 Vile è la tua pietà.
 FANETE
                                    Ma non è vile
 la ragion che la salva. Un sì gran pegno
 grande ostaggio ti fia contra i perigli
 del presente tumulto.
 AMASI
830Viva ella dunque.
 SESOSTRI
                                   (E al viver suo respiro).
 AMASI
 Ma da’ nuovi suoi colpi
 chi mi assicura?
 FANETE
                                 A te di lei rispondo.
 In me ti affida; ed a suo tempo aspetta
 dal mio zelo costante
835del regno la vendetta e del regnante.
 
    Ecco un petto, ecco un brando, ecco un’alma
 che la calma a l’impero darà.
 
    E al mio core, al mio ardire, al mio zelo,
 so che il cielo propizio sarà.
 
 SCENA XV
 
 AMASI, SESOSTRI e poi ARTENICE
 
 AMASI
840Sai tu, Osiri, a qual nume
 il tuo viver si debba?
 SESOSTRI
                                         Al tuo soccorso.
 AMASI
 Giugni opportuna, o cara. E sai qual sorte
 per te mosse il mio braccio?
 ARTENICE
 (Ah! Nol sapesse, o stelle).
 SESOSTRI
845Grazie al tuo amor ne rendo.
 AMASI
 No, a l’amor di Artenice.
 SESOSTRI
                                               O dei! Che intendo?
 AMASI
 Mi parlò del tuo rischio
 su quel labbro il suo amor. L’amor che noi
 d’imeneo stringerà fra le catene.
 ARTENICE
850(O rimembranza!)
 SESOSTRI
                                     (O pene!)
 AMASI
 A lei, ch’è tua regina,
 or le grazie si denno.
 Tu con essa rimanti. A lei favella.
 Il nume tuo, la tua fortuna è quella.
 
855   Sua regina e mio tesoro,
 sempre, o bella, avrai soggetto
 col mio core anche il suo cor.
 
    Ei t’inchina ed io ti adoro,
 ei per legge del rispetto,
860io per gloria de l’amor.
 
 SCENA XVI
 
 ARTENICE e SESOSTRI
 
 SESOSTRI
 Come, Artenice? Io salvo
 per tuo favor? Tuo dono è la mia vita?
 ARTENICE
 Sì, Osiride, ho tradita
 di Nitocri la speme; ed al periglio,
865sì, Artenice rapì d’Amasi il figlio.
 SESOSTRI
 Deh! Qual astro benigno
 mosse il tuo cor?
 ARTENICE
                                  Più tosto
 di’ qual fato crudel.
 SESOSTRI
                                      Ti duol ch’io viva?
 ARTENICE
 O dio! No, non mi duol; ma miei delitti
870son che per me tu viva e ch’io ne goda.
 SESOSTRI
 Che? Fia colpa l’amor? Rea la pietade?
 ARTENICE
 Pietà, che gli empi assolve, è rea con essi;
 e amor, che salva i rei, non è innocente.
 SESOSTRI
 Non son reo, non son empio.
 ARTENICE
875Infin che in te non vidi
 colpa che fosse tua, te sventurato,
 non reo, non empio io dissi;
 ma poiché quel tuo acciar tolse a Nitocri
 in Sesostri il suo figlio, il re al suo regno,
880il suo prence, il suo sposo a’ voti miei,
 la colpa è tua. Tu l’empio, il reo tu sei.
 SESOSTRI
 (Moro s’io taccio). Odi, mio ben...
 ARTENICE
                                                               Mi è noto
 tutto il tuo amore; e tutto or vedi il mio.
 Il reo tu sei; ma più del reo infelice
885il giudice ti mostro.
 Questo è ’l mio core. Ei vede il fallo; e ingiusto
 amor non lo condanna, anzi l’obblia;
 e teme ne la tua la pena mia.
 SESOSTRI
 Pietà forse opportuna.
 ARTENICE
890Tu di me l’abbi, o prence. E se in Sesostri
 più sperar non poss’io, se in te non deggio,
 vanne. Toglimi almeno
 d’Amasi al nodo. Altro favor non chieggio.
 SESOSTRI
 Addio. Sposa di lui tu non sarai;
895ed oggi per tua pace
 me non empio e non reo forse vedrai.
 
    Di’ al tuo amor che aspetti un poco
 e non parta ancor da te.
 
    E la speme nel tuo seno
900tenga almeno acceso il foco
 che vi resta ancor per me.
 
 SCENA XVII
 
 CANOPO, incalzato da ORGONTE, e la suddetta
 
 CANOPO
 Chi mi aita?
 ARTENICE
                          Che fia?
 CANOPO
 S’insidia la mia vita. Ah! Tu mi salva.
 ORGONTE
 Mori, fellon...
 ARTENICE
                            Sugli occhi d’Artenice?
 ORGONTE
905Lascia che l’empio mora.
 ARTENICE
                                                Io lo difendo.
 ORGONTE
 Pietade intempestiva.
 ARTENICE
                                           Onde quest’ira?
 ORGONTE
 Ei del tumulto è reo.
 ARTENICE
 Amasi lo punisca.
 CANOPO
 Anzi d’Amasi io chiedo.
 ORGONTE
910Vedi ch’egli è un fellone;
 e tu d’Amasi sposa in vita il serbi?
 ARTENICE
 Conto a lui renderò del mio soccorso.
 ORGONTE
 (Volo a Fanete. Ei ne prevenga i mali). (Parte)
 ARTENICE
 D’Amasi chiedi?
 CANOPO
                                  E per grand’uopo, o bella.
 ARTENICE
915Qual fia?
 CANOPO
                    Tu a lui mi guida; e da me sappia
 del padre il rischio e ’l traditor del figlio.
 ARTENICE
 (Cieli! Del figlio?) Andiamo. (In questo core
 ancor ti sento e ancor mi piaci, o amore).
 
    Più non giova nasconder l’amor;
920già dice il mio timor che amando io peno.
 
    E l’affetto, che ancor vive in me,
 si vede ne la fé che nutro in seno.
 
 Fine dell’atto secondo